Gli studi storici degli ultimi decenni o, diciamo pure, del secolo ormai alle nostre spalle, si sono orientati sempre più verso quegli avvenimenti che hanno determinato il destino delle piccole comunità.

Questo tipo di indagine, privilegiato dal nucleo degli studiosi raggruppati attorno a una famosa rivista francese, Annales, ha consentito di scoprire valori che, altrimenti, sarebbero andati dispersi o risucchiati nel vortice delle grandi scenografie belliche che hanno caratterizzato tutti i conflitti tra i popoli.

Con la nascita della "microstoria", la vita sociale e culturale delle comunità disseminate in vasti territori ha acquistato sempre maggior rilevanza; e sì è potuto documentare il rilievo, talvolta determinante, avuto dalla periferia in momenti cruciali e di svolta.

Si è appreso, ad esempio che, dal borgo al villaggio, fino alla città turrita e chiusa entro le proprie mura, i nuclei sociali si sono dati un ordine dove erano costantemente presenti strutture compatibili tra loro sebbene sviluppatesi in totale autonomia. Insomma, come le cellule formano i tessuti e costruiscono il corpo, le piccole comunità hanno lavorato per determinare quelle realtà sfociate, poi, nel coordinamento delle potenze nazionali e, più tardi, europee. Questo significa che nulla avviene per caso e tutto si coordina attorno a quel nucleo straordinario che abbiamo chiamato civiltà.

Anche Palmoli, quindi, che sull’Atlante può apparire un piccolo nome, entra con pieno diritto nel discorso generale della storia con le sue peculiarità, tutte degne di attenzione e di studio.

Tenendo presente queste premesse sono convinto che il libro su Palmoli scritto da Maurizio Monaldi – e al quale hanno contribuito con fervore e passione Carmelina Bernardini, Dalido Marini, Gilberto Monaco, Medea Tilli, Nadia Cieri e Venanzio Tilli – è stato costruito con quel metodo storiografico che tende a far riemergere le atmofere tragiche e liete del passato, con l’intento di creare le premesse per un futuro migliore.

D’altra parte il sottotitolo – I colori del tempo – rivela senza equivoci l’intento che ha guidato sia l’Autore che coloro che hanno contribuito alla stesura di particolari capitoli. Tutti, comunque, hanno sentito la continuità delle tradizioni e la necessità di riappropriarsene perché ancora in simbiosi con il popolo. Esse sono state, giustamente, riportate in primo piano, insieme a quegli aspetti minimi, ma caratterizzanti, quali le strutture abitative, il modo di cucinare, di imbandire la tavola, tessere la biancheria, fare il sapone. Seguono gli antichi mestieri ai quali, mentre alcuni scompaiono, se ne aggiungono di nuovi.

Il lettore sensibile sfogliando queste pagine farà molte altre scoperte; troverà, ad esempio, notizie sulla religiosità, le ricorrenze, le manifestazioni collettive; e potrà anche leggere versi di poeti spontanei che, con spirito nostalgico o burlesco, cantano la vita quotidiana, l’amore, le sventure, gli affetti, la famiglia.

I 42 Capitoli dello Statuto, la cui elaborazione risale ai secoli XIV e XV, forniscono notizie che consentono di capire meglio la struttura della comunità palmolese.

Ci sono, poi, le pagine sui briganti, nonché quelle dedicate alle famiglie che nel tempo si sono succeduta nella dominazione e nell’amministrazione.

Noi sappiamo che la Storia, quella vissuta, sofferta e documentata, è una metafora dell’esistenza; essa insegna anche quando sbaglia: è maestra di vita, anticipa il futuro, consente di valutare meglio programmi e azioni. Nessuno sfugge alle sue leggi. E’ per queste ragioni che oggi siamo diversi da ieri. Lo stesso popolo di Palmoli può verificare questo principio se solamente confronta la propria condizione con quella di cinquant’anni fa. Ecco spiegata, allora, la funzione preziosa di questo libro, con le sue domande e le sue risposte. Riproporre il passato non è mai sterile: consente di modificare e correggere idee e atteggiamenti. per un migliore destino. La storia di ogni municipio è gran parte di noi stessi e non va cancellata. Esserne convinti ci farà sentire legati alle tradizioni del nostro luogo e, nel contempo, all’Europa e al mondo. Scriveva un antichissimo autore: "La città che onora le leggi, anche se piccola e posta su un’alta roccia, supera tutte le altre." (Focilide)

Benito Sablone