Oggi essere poeti, scrivere cioè poesie richiede coraggio. Infatti nell’era della comunicazione di massa, del mordi e fuggi di superficiali esperienze condivise, utilizzare la parola metaforica, densa cioè di significati profondi, per parlare di se stessi e del mondo richiede determinazione e coscienza della propria alterità irriducibile rispetto al mondo della chiacchiera vana e superficiale.
Chi scrive poesia , anche al di là dei risultati estetici conseguiti, quindi va sempre guardato con il rispetto e l’ammirazione che si tributano al coraggio eroico e questo soprattutto quando la padronanza linguistica, metrica ed espressiva si accompagna alla profondità di un sentire non comune.
Tale riguardo va tributato anche a chi non è “poeta laureato” (come diceva Montale), a chi cioè non ha fatto della scrittura poetica il proprio “ mestiere” ma che partendo dalle esperienze di una vita normale, perfettamente inserita nella società, ha continuato nel corso degli anni ad utilizzare, esplorandone le potenzialità, mezzi espressivi diversi perché ha provato l’esigenza, direi quasi l’urgenza, di comunicare, cioè di mettere in comune con i propri simili le proprie emozioni, il proprio sentire di fronte ad un mondo difficile, variegato e per certi versi futile ed effimero nel quale noi tutti viviamo e che pone domande riguardo il suo senso e al suo significato.
Parlando per metafora si può affermare che il ponte tra il proprio mondo interiore e il mondo esterno non è facile da costruire e soprattutto da attraversare. Il linguaggio poetico offre questa possibilità a chi con umiltà si avvicina ad esso e ne coglie le potenzialità espressive. Il poeta in questo senso è colui che ha intravisto questa opportunità e cerca di offrire agi altri una qualche briciole di senso e di valore alle cose e alle esperienze.
Tali le riflessioni che ho fatto leggendo le poesie scritte da Roberto Patuzzi e raccolte nell’opera Lacrime nella Pioggia. L’autore, non nuovo ad esperienze di scrittura, ha scelto di raccogliere le sue liriche in diverse parti intitolate Macabre, Odi, Tedi, Naturali e Universali.
Ognuna raccoglie composizioni scritte in momenti diversi e di diversa densità linguistica e semantica, esse costituiscono nuclei tematici di una sorta di percorso esistenziale che va dalla oscurità alla luce, dal vuoto alla pienezza dell’Essere, dalla bruttura alla bellezza sublime, dal male al bene.
Il poeta si fa testimone attraverso diversi io parlanti-alter ego di una ricerca di senso e di valore dell’esistere che coinvolge i più importanti aspetti dell’esistenza umana.
In Macabre è evidente l’ascendenza della scapigliatura e del decadentismo soprattutto francese. L’autore indulge, a volte con eccessivo compiacimento, in una sofferta rappresentazione del male di vivere che si manifesta con immagini del patologico, del mostruoso, figure che si confrontano in una sorta di titanismo panico con la banale esistenza di uomini che non riescono ad andare oltre lo sgomento e la paura di fronte al vuoto, al mistero della morte, all’angoscia del vivere.
Il lettore legga poesie come Il Licantropo, Incontro dell’uomo con la Morte, Lotta con il Demone: in queste troverà echi di Rimbaud, Baudelaire ,Poe e D’Annunzio. Di costoro soprattutto l’idea che il patologico e la sfrenata passione sono strumenti di conoscenza dell’uomo e del significato della vita.
In Tedi invece prevale leopardianamente l’esperienza della noia, del languore esistenziale e dell’illusione, considerati affilati mezzi di conoscenza del destino umano.
La visione però si rallegra, si amplia in una esperienza risolutiva di questo viaggio esistenziale dal Male al bene in Odi, Naturali e Universali, dove la dimensione della sofferenza viene superata dalla visione sublime della Natura e dell’incontro dell’uomo con la bellezza del creato.
Sono qui molto forti le ascendenze della poesia classica e in particolare della Elegia e della Idillio, ancora una volta di Leopardiama memoria.
Il poeta accompagna così il lettore in questo viaggio dalle tenebre alla luce condividendo con lui le gioie e le sofferenze delle passioni umane che vengono sezionate e studiate con viva partecipazione ed impegno.
La padronanza linguistica ed espressiva consente all’autore di variare consapevolmente registro e metro, passando dalla rima baciata e alternata a schemi metrici più complessi ed articolati e dal linguaggio popolare a quello colto. Il tono varia anch’esso in modo armonico e misurato dall’ironico al tragico, aderendo in maniera sempre studiata al tema e alla materia trattata.
Concludendo posso affermare che se la poesia è una forma d’arte riservata a pochi è in opere come questa che si può cogliere il senso e il valore del poetare.