Il Diavolo è una vecchia conoscenza della letteratura: sin dai tempi di Marlowe, il Nemico dell’uomo ha ricoperto con vari nomi di battaglia un ruolo da protagonista in drammi, romanzi e poesie, in coppia o meno coll’altrettanto famigerato Dottor Faustus, sempre pronto a tentare l’uomo, a scendere in lizza con l’Onnipotente, facendosi talvolta simbolo e metafora di una profonda cesura storica del genere umano, come nel capolavoro di Thomas Mann, o della disfatta dell’individuo in quanto soggetto autodeterminantesi all’interno del regime comunista, come ne Il Maestro e Margherita di Bulgakov, o addirittura personificando, con la sua maschera malinconica e beffarda, l’opportunismo politico spinto all’estremo, come nel Mephisto di Klaus Mann.
Abituato quindi a scorrazzare camaleonticamente nella fantasia letteraria, il diavolo ha di conseguenza imparato anche ad adeguarsi ai tempi: ed eccolo ancora una volta protagonista nell’opera di esordio di una promettente narratrice siciliana, Laura Naselli, e nelle sue vesti più moderne e tecnologizzate, sulfureo e menzognero come sempre, ma pronto a servirsi per i suoi loschi fini del più indispensabile tra gli strumenti che la scienza moderna abbia regalato (o imposto?) all’uomo. Partita a scacchi, “romanzo allo zolfo”, descrive con una prosa veloce e corrosiva l’ennesimo tentativo diabolico di sovvertire l’ordine costituito e di sferrare un attacco decisivo non solo contro la creatura prediletta dall’Onnipotente, ma persino contro quello che, per imitare il linguaggio talvolta volutamente dissacratorio della Naselli, potrebbe essere denominato il Quartiere Generale del Nemico, e cioè il Vaticano.
Un diavolo, stufo di fare il suo solito lavoro e di guardare i suoi due colleghi intenti a giocare a scacchi, propone al competente Ufficio Infernale un nuovo modello di cellulare, in grado di fare materialmente “sentire” a chi lo possiede i pensieri di coloro che gli stanno accanto. Approvato, finanziato e realizzato con grande entusiasmo e notevoli speranze di vittoria, il cellulare viene proditoriamente messo in circolazione sulla Terra, ponendo nel contempo il lettore a contatto con una piccola brulicante umanità, con le sue passioni, le sue miserie, le sue paure, i suoi vizi, annidati dove meno ce lo si aspetta.
Ed ecco sfilare pian piano un giudice apparentemente integerrimo e infaticabile, ma che non esiterà a servirsi del suo potere per commettere un crimine; un’impiegatuccia bruttina e sciatta ma dall’imprevedibile talento erotico, innamorata del capufficio, e per finire la vittima più ambita del malefico cellulare, un brillante ecclesiastico polacco, segretario di un cardinale e crocevia di un intrigo di dimensioni quasi apocalittiche, vera pietra di volta del piano diabolico, destinato però, come tutti i piani di Satanasso, a naufragare miseramente dinanzi alla decisa ma imponderabile manifestazione dell’Onnipotenza divina.
Fallito il piano, al povero diavolo non resta che ritornare al suo impiego di partenza e alla compagnia dei suoi due colleghi che giocano da centinaia e centinaia di anni un’eterna partita a scacchi, eterna come la lotta tra il Bene e il Male, il Bianco e il Nero, la Luce e le Tenebre, o la Ragio-ne e il Cuore, come direbbe Pascal.
Il gioco degli scacchi sembra alludere, al di là dell’amara comicità della grottesca vicenda, a un significato più alto, trascendente, ad una battaglia immane la cui scacchiera è il cosmo e le cui milizie sono gli uomini, o forse i loro vizi e le loro virtù. E il diavolo, pur essendo come la Morte un grande giocatore di scacchi, famoso per la sua imbattibilità fra gli uomini che in una lunga tradizione letteraria hanno osato sfidarlo, non può non uscire ancora una volta perdente da questo conflitto, dove il suo avversario è un Giocatore che conosce, e sin dall’inizio, tutte le possibili combinazioni di mosse.