La tradizione fantastica in Italia, nonostante gli esempi illustri di Arrigo e Camillo Boito, di Igino Ugo Tarchetti, del grande Luigi Pirandello e di Tommaso Landolfi, non può certo annoverare, ancor oggi, una produzione quantitativamente paragonabile a quella anglosassone o americana; tuttavia il fantastico nostrano, almeno nei suoi rappresentanti più significativi, non ha mai mancato di mostrare una originalità tematica e compositiva che gli permette di continuare a non sfigurare accanto a nomi ormai celebrati quali quelli di Poe, Lovecraft, William James, Edith Wharton e Saki.
Questa peculiare originalità italiana è presente anche nell’interessante raccolta dal titolo Il forte di William di Mario Gallone, composta da brevi, talvolta brevissimi racconti scritti in uno stile agile e fluido che poco o niente indulge alle prolisse e ormai desuete ridondanze e ricercatezze verbali che non mancano purtroppo di affliggere tanta esordiente narrativa contemporanea.
Gallone, invece, con agguerrita scaltrezza letteraria, tratteggia con mano leggera tutta una serie di personaggi, volta a volta patetici, ironici e surreali che non mancheranno di colpire la fantasia e la mente del lettore, catturando irresistibilmente l’attenzione: si va dalla patetica figura del barbone Saverio, uomo un tempo ricchissimo e ridotto da una serie di circostanze sfortunate all’elemosina, che una notte ritrova il coraggio di proseguire la sua vita sventurata grazie ad una voce del passato proveniente da un vecchissimo registratore a nastro, al protagonista della novella che dà il titolo alla raccolta, vero e proprio San Francesco dei nostri giorni, segnato da un terribile lutto familiare che non è tuttavia riuscito ad offuscare la sua solare serenità, in grado di dialogare con gli animali e con le piante e di ricevere da loro vere e proprie premonizioni.
In entrambi i racconti Gallone però non indulge mai al sentimentale, né si attarda a descrivere i suoi personaggi, preferendo invece, con ottimi risultati narrativi, che le loro caratteristiche e la loro personalità emergano pian piano, come una scoperta del lettore, dall’evolversi simbolico della loro vicenda.
Particolarmente interessante Il sasso filosofo, dove il protagonista, appunto un sasso, parla, si lamenta e protesta contro gli uomini con accenti che ricordano l’icastica e corrosiva comicità di certi animali parlanti del nostro grande Trilussa. Né manca un altro tema classico della letteratura fantastica, quale la licantropia, vista però dall’autore nella sua più generale ac-cezione di trasformazione ferina di un essere umano durante le notti di luna: è appunto l’argomento di Al processo, dove il racconto si svolge per intero attraverso serrati dialoghi che rendono la narrazione molto simile ad una sceneggiatura cinematografica.
Lo stesso tema, ma in chiave amorosa, con accenti che ricordano la favola tedesca della bella Melusina, rielaborata dal grande Goethe, ricompare ne La volpe, agile e scaltra variazione sul tema della donna serpente, nella quale però Gallone al rettile preferisce l’agile fiera rossiccia dalla proverbiale furbizia.
Una vena ironica e grottesca, quasi la voglia di mettere in berlina preti zelanti, padri severi e impiegati solerti, sembra pervadere gli ultimi tre racconti, dove il fantastico cede francamente all’effetto comico, affidato al finale fulmineo egregiamente sorretto dai dialoghi serrati e stringenti che sembrano essere la specialità di Gallone: un prete che dialoga con Satana a colpi di comandamenti e finisce a tonaca per aria, un solenne e moralistico patriarca del quale il figlio scoprirà per caso un imbarazzante segreto, un maestro di scuola che sa come fare per rendersi gradito ai superiori...
Gradevolissimi racconti da leggere d’un fiato, dove l’abilità tecnica si sposa felicemente ad un’originale vena ironica, comica e surreale che non cede mai al macchiettistico e all’ilarità scontata, rivelando in-vece una ben celata dose di humour britannico che il lettore scaltrito non mancherà di intuire nell’eleganza composta e raffinata dello stile narrativo di Gallone.