Concetta Di Pietro

Stefany... Oltre la vita

Presentazione di Giuliana Cutore

Tabula fati, Chieti 2003

 

Presentazione di Giuliana Cutore

     Il binomio amore-morte ha stimolato in ogni tempo la fantasia degli scrittori, dando vita nel corso dei secoli ad opere che si sono impresse con estrema cogenza nell’immaginario collettivo, rafforzando così un sospetto che forse sin dall’alba dei tempi ha attraversato la mente umana: il sospetto cioè che l’amore sia da un lato l’unico sentimento capace di trascendere la nostra caducità esistenziale, e dall’altro che i legami affettivi precocemente o violentemente recisi possano continuare a determinare in un modo o nell’altro, e proprio per la loro incompiutezza, le scelte e la vita dell’amante superstite.
     Chi non ricorda le splendide ed inquietanti figure femminili, la cui bellezza continua ad attrarre anche oltre la tomba lo sventurato amante, tratteggiate dalla fantasia di Théophile Gautier o di Prosper Mérimée? Chi non ha provato un brivido sottile e pervaso di sensualità, leggendo di un amore tanto intenso da serbare intatta la sua carica passionale oltre quei confini che a nessun vivo è dato varcare?
     A questa lunghissima tradizione non ha saputo sottrarsi nemmeno Concetta Di Pietro, scrittrice siciliana che ha già al suo attivo alcuni avvincenti romanzi, capace di descrivere con notevole e icastica essenzialità vicende intriganti e suggestive, purtroppo raro esempio di una prosa semplice e lineare, il cui fine è solo il gusto per la narrazione in sé, per un’affabulazione godibilissima e priva dei tanti sottintesi messaggi didattici, più o meno moralistici e politicheggianti, che affliggono buona parte della letteratura contemporanea.
     I personaggi della scrittrice di Avola balzano vivi e immediati dalla pagina, quasi come un bassorilievo, descritti con pochi tratti, sicuri e incisivi: la coppia dei protagonisti, due giovani innamorati che un crudele e repentino destino si ostinerà invano a separare; una madre il cui solo tesoro è la figlia, stupenda ragazza dall’innato talento musicale; un amico sincero, che avrà forse il solo torto di non voler credere all’incredibile, almeno finché questo non si manifesterà senza ombra alcuna di dubbio dinanzi ai suoi occhi attoniti.
     Sullo sfondo la vita sonnolenta e corale di un paesino di provincia, scandita su ritmi lenti e tranquilli, ormai sconosciuti alle grandi metropoli, e il vivace affaccendarsi dei militari della locale caserma dei bersaglieri, con le loro esercitazioni, i loro turni di guardia, le punizioni talvolta eccessive, spesso dettate soltanto dall’ottusità o dal brutto carattere dei superiori, che tentano invano di soffocare e imbrigliare l’esuberanza giovanile.
     Su questo piccolo mondo si dipana pian piano la vicenda di Daniele e Stefany, dal loro primo occasionale incontro all’entusiasmo per un amore intenso e coinvolgente, sbocciato all’improvviso e che sembra schiudere loro un sereno e roseo avvenire, alla tragedia, sino al lento ma inesorabile riannodarsi di un legame che la morte non può e forse non doveva spezzare con la sua falce inesorabile.
     Fantasma dolce e malinconico, appassionatamente innamorato, dapprima timido, quasi preda di un oscuro rimorso, poi sempre più audace, Stefany tornerà, abbattendo le barriere della morte, per riprendersi il suo amato che, all’inizio incerto e incredulo, oscillante tra il dubbio e l’evidenza dell’impossibile, comprenderà infine pienamente la forza ultraterrena di un giuramento d’amore e si arrenderà quasi con gioia all’invito del triste spirito che lo esorta a riunirsi a lui, se non nella vita, almeno oltre la vita.

Giuliana Cutore