Fiorella D'Ambrosio

Era il maggio odoroso...

Presentazione di Giuliana Cutore

Tabula fati, Chieti 2001

 

Presentazione di Giuliana Cutore

     Prova narrativa d’insolito impegno, il romanzo di Fiorella D’Ambrosio guida con mano leggera il lettore lungo i sentieri del ricordo, complice il verso leopardiano del titolo: ricordi dolorosi, forse, ma ai quali non si saprebbe rinunciare, legati come sono ad un’occasione irripetibile di autenticità nella vita del protagonista, scandita sui ritmi quotidiani del lavoro e di una famiglia nella quale è costretto a vivere un’arida solitudine tragicamente condivisa.
     Un’occasione irripetibile quella che apre il romanzo: una donna conosciuta per caso, amata forse dal primo momento, e con la quale condividere una storia d’amore, unico riscatto ad una vita già troppo definita, scandita sull’incomunicabilità e su un conformismo imposto dalla necessità di salvaguardare l’unico figlio, frutto di un matrimonio affrettato.
Romanzo di un adulterio? Romanzo dell’insoddisfazione?
     Romanzo piuttosto di un’occasione montaliana, della scoperta del male di vivere, di una malattia dell’animo che impedisce al protagonista di godere pienamente della vita; ma anche romanzo d’amore nel senso più alto del termine, dove la ricerca del piacere, dell’unione carnale tra l’uomo e la donna, diviene momento catartico, puro, che solo può schiudere la pienezza della vita, in una visione panica e pagana della passione amorosa.
     E a questa passione amorosa, scandita da brevi e nascosti incontri, da momenti di estatico abbandono e da pause di gelo, quasi un ritrarsi dinanzi a se stessi, ai propri desideri più riposti ed inconfessabili, fa da contraltare il diario del protagonista, dove, come nello Zibaldone leopardiano, vengono scrupolosamente e dolorosamente annotati riflessioni, momenti di sconforto o di esaltazione, e soprattutto l’amore per la donna segreta, Amalia Corsini; in questo diario della memoria risalta spesso la sensazione di assenza del corpo, istante culminante e strumento al tempo stesso di una catarsi spirituale opposta e complementare a quella fisica, che rende l’uomo più degno di amare autenticamente la compagna alla quale è legato non da un vincolo materiale, ma da una profonda affinità elettiva.
     Dialettica irrisolta, questa tra mente e corpo, tra sensi e spiritualità, tra dovere e volontà, scandita dal continuo trasfondersi e trascorrere dei primi nei secondi e viceversa; dialettica che permette di sfuggire, sia pure per brevi istanti, a tutte le piccole e grandi abitudini della vita quotidiana che pur permettono di vivere, o almeno di non morire giorno dopo giorno.
     Teso tra questi due poli opposti, l’abitudine del quotidiano e l’amara consapevolezza del male di vivere, il romanzo sembra muoversi lungo due direttive diverse, tendenti ciascuna a descrivere al lettore i due volti del protagonista, insegnante scrupoloso e attento, padre vigile e amorevole, e al tempo stesso uomo insoddisfatto sia di sé, che della sua esistenza, che del suo ruolo nella società. Ed ecco la polemica serrata contro l’arretratezza e il malfunzionamento della scuola italiana, ecco la fugace descrizione di alcune ore trascorse quasi come un esercizio di pazienza con la moglie, sempre più velenosa, ostile e gelosa di quella parte della vita del marito che non riesce a capire né a conoscere; ma ecco anche i momenti di acuta introspezione, del riandare con la mente a tutti coloro che da artisti hanno conosciuto il male di vivere; ed ecco soprattutto le rare volte nelle quali i due protagonisti-amanti riescono per poche ore a dimenticare la loro vita sociale, quotidiana, di insegnanti umanamente partecipi alle esigenze degli alunni, per vivere intensamente un amore completo come pochi che entrambi sanno destinato a finire ben presto.
     Un amore vissuto come un sogno, scandito sui profumi del maggio odoroso, e che, come un gioco, s’interrompe prima di illanguidirsi e magari morire: “Ma… tu avevi deciso di interrompere il gioco e scomparisti nel nulla. Ti cercai invano… Non sei più tornata”. E al protagonista non resta che la memoria, l’amore nella memoria, che protegge ed eterna la giovinezza e la freschezza dei sentimenti, quel riandare con la mente al passato che, prima di lui, aveva addolcito le pene del poeta che ha cantato il morire delle illusioni dinanzi all’arido vero.

Giuliana Cutore