Silvana Cellucci

Un pacco di fogli bianchi

Presentazione di Cinzia Turli

Tabula fati, Chieti 2002

 




Presentazione di Cinzia Turli




     Il romanzo nel romanzo, complicato e affascinante gioco di scatole cinesi e di intrecci semantici, è un modulo che non ha mai cessato di attrarre i narratori, spingendoli ad affinare sempre più la loro tecnica e a cimentarsi con quella che è senza dubbio una delle vette più alte dell’arte narrativa.
     Anche Silvana Cellucci, autrice già nota al pubblico per il suo acuto interesse per i reconditi sentieri dell’animo umano, per i suoi profondi disagi e per le oscure motivazioni che muovono talvolta le nostre azioni, non è sfuggita a questa tentazione: è nato così Un pacco di fogli bianchi, vero romanzo nel romanzo, fitta ragnatela di destini che s’incrociano; una storia che sembra essere stata scritta altrove e che il narratore enuncia, richiama, coordina, amplia e talvolta anche tace.
     In scena è la storia di un mediocre ed oscuro scrittore, Ennio, che tenta di pubblicare un romanzo, nella speranza che questo possa giungere tra le mani della sua ex moglie, la danese Nikla. Nonostante l’affannoso impegno di sua madre, l’energica Celia, che tenta di distoglierlo da questa ardua e improduttiva impresa, Ennio continuerà a scrivere.
     Ed è a questo punto, dove la trama sembrerebbe divenire pacata, che invece comincia a prendere forma il romanzo: proprio quando l’editore, protagonista ideale di questo racconto, senza esserne affatto consapevole, si innamora della figlia di Nikla e di Ennio, nonché nipote di Celia.
     Da questo momento la vicenda acquista la sua poliedricità arricchendosi di incontri racchiusi in pagine di classica e nitida scrittura, che si snoda sempre lieve e rapida, sia che operi per semplici accenni, sia che apra momenti di pausa su una situazione drammatica.
     La lettura è resa vivace ora dall’andirivieni dei personaggi, delle loro tristezze e dei loro ricordi, ora da uno scrivere squisitamente personale, che spesso fa trasparire una visione triste e silenziosa del vissuto umano, attraverso i pensieri dei protagonisti.
     Elementi, tutti, non facili da equilibrare e distinguere in un racconto di destini che i personaggi progettano e che al contrario il caso disegna loro addosso diversamente. E questo gioco di specchi, nel quale si concreta e manifesta il turbinio emotivo dei protagonisti, riserva al lettore molte intense pagine, specialmente dove l’amore, inteso non come azione, né come passione, ma semplicemente come linguaggio sotteso alla scrittura, parla di se stesso e del suo dolore con le parole, con i gesti e con i moti del corpo.
     Così da vera forza trascinatrice di turbamenti ed emozioni quale deve essere, l’amore è inganno e gioco infinito di combinazioni spesso inconsapevoli; e l’esperta di questa lingua d’amore è proprio questa solida scrittrice, Silvana Cellucci, che riesce a parlare e a disegnare con le parole l’eccezionalità della esistenza che fa vivere ai suoi personaggi.
     Silvana Cellucci ha scrutato l’essenza più autentica del narrare; come ogni vero romanziere, scrivere è per lei un imperativo per offrire ai suoi lettori una via d’uscita dalla malinconia della ragione, imprimendo alla parola il gusto di esistere liberamente.

Cinzia Turli