Silvana Cellucci

L'ombra del passato

Presentazione di Donatella De Sanctis

Tabula fati, Chieti, Maggio 2004

 

Presentazione di Donatella De Sanctis

     A volte il passato ha i colori accesi e gioiosi dei bei momenti vissuti, a volte ha le tinte cupe dei nostri ricordi peggiori, altre volte paralizza il nostro presente, ci impedisce di vivere e solo liberandoci dal suo peso possiamo andare incontro al futuro: questa è la storia di Elisabeth, la protagonista di L’ombra del passato, ultimo romanzo di Silvana Cellucci, perfetta indagatrice delle mille sfaccettature che assume una mente combattuta e sempre vinta, ma sul finale vincitrice, trionfatrice grazie alla sua umiltà, grazie alla sua disperata ricerca d’amore, unico appiglio ancora solido in una società che non ha più la capacità di provare compassione se non in alcune rare eccezioni.
     La scrittrice esplora, fin negli angoli più riposti, la sensibilità umana e ci trasmette con dolce realismo i mille intricati percorsi che una mente confusa può intraprendere; il suo merito è quello di accompagnarci nei meandri della sofferenza fino alla radice, fino al trauma iniziale di Elisabeth bambina, con delicatezza, con una sensibilità tutta femminile, non priva di colpi di scena e di sorprese. In ogni frase emergono la malattia, il dolore, il tormento di una donna che non riesce a liberarsi da una gabbia che la vita le ha costruito intorno.
     Senza fretta ci vengono presentate le motivazioni che hanno concorso alla formazione di una mente tanto vagabonda e fragile da non riuscire ad abbandonarsi all’unico vero amore della vita per paura di ferirsi nuovamente, di non guarire, di non potersi riscattare da un vissuto che fa perdere l’identità, che spesso confonde le immagini e dissolve il rapporto con la realtà. Viene messa sotto accusa una società che molto facilmente si distrae e perde di vista i valori importanti: la solidarietà, la partecipazione umana, senza i quali neanche il grande amore fra Elisabeth e Anatolj, “suo principe senza regno”, trionferebbe.
     Grazie all’aiuto di una psicologa e della sua famiglia amorosa, i due protagonisti giungono all’agnizione finale e al perdono e solo così possono liberarsi dal passato e tuffarsi in un avvenire felice seppur modesto. Più volte Silvana Cellucci torna sul concetto di carità e non solo quando a parlare è una suora, ma anche quando la pietà, di fronte allo stato di emarginazione e di miseria nel quale vivono i due protagonisti, tocca la sensibilità degli altri personaggi.
     La solidarietà che ci descrive l’autrice nasce dalla consapevolezza che, soprattutto in un mondo complicato come il nostro, dovremmo imparare a decifrare anche i messaggi che giungono dalle personalità più sconvolte e sfortunate, quelle che desiderano morire piuttosto che vivere senza affetto né passione, private di quei sentimenti che più ci accomunano al resto del mondo e davanti ai quali siamo tutti ugualmente fragili e bisognosi.
     Ogni essere umano soffre ed ama, ma quel che manca oggi è la condivisione del dolore del nostro vicino: viviamo in una solitudine interiore totale che spesso si trasforma in ansia o depressione, i mali più diffusi nel nostro tempo.
     Elisabeth ci insegna che da sempre e forse per sempre dovremmo imparare a riconoscere il momento giusto nel quale chiedere aiuto per cercare di guarire e risollevarci, potendo così correre incontro al futuro godendo di quegli irripetibili sentimenti che così raramente bussano alla nostra porta.

Donatella De Sanctis