Silvana Cellucci

I misteri del Gateal

Presentazione di Giuliana Cutore

Tabula fati, Chieti 2002

 




Presentazione di Giuliana Cutore




     Questo nuovo romanzo di Silvana Cellucci, autrice che il pubblico ha già imparato ad apprezzare per le sue notevoli doti narrative e per le sue acute introspezioni psicologiche, non mancherà sulle prime di stupire i lettori, abituati al solido impianto realistico e al sottile gusto per i colpi di scena della scrittrice abruzzese.
     Il protagonista di I misteri del Gateal, lo studioso Alessandro Ermi, descrive, in un modo bizzarro e affabulatorio, carico di reminiscenze mitologiche e di rimandi letterari, funzionali alla simbolica stratificazione del testo narrativo, una nuova galassia da lui scoperta, al cui pianeta principale ha imposto appunto il nome di Gateal, mentre ha chiamato Álega la stella più splendente di questo sistema. Il saggio dedicato da Ermi a questa scoperta astronomica non mancherà di suscitare, ancor prima della sua pubblicazione, feroci invidie da parte di altri scienziati, che diffameranno aspramente l’anziano astrofisico, danneggiando sia la sua reputazione che la sua vita privata. Amareggiato da questo complotto, Alessandro Ermi, dopo aver lasciato tutte le sue sostanze alla figlia adottiva e al genero, si suiciderà, pago di rinunciare alla vita pur di evadere nel mondo puro e disinteressato del Gateal, dominato dall’amore, che le sue scoperte gli hanno dischiuso.
     Al di là dell’ambientazione astrale, il romanzo si concentra sulla stranezza del carattere dello studioso, sulla sua voluttà di isolamento, sulle sue superstizioni, sulle sue debolezze umane, e sulla sua esaltazione nei confronti dell’astronomia, scienza alla quale ha donato tutto se stesso, ma soprattutto sulla rievocazione e sul rimpianto dell’amore giovanile per una sua alunna, di nome Silia Mucci, che nella vicenda viene chiamata Galatea.
     Durante la sua esplorazione del magico mondo del Gateal, descritta dalla Cellucci con una vividezza di immagini eccezionale per i colori e per la prosa allusiva e simbolica, densa di fascino incantatorio per i suoi continui rimandi al mondo mitologico, il professor Ermi incontrerà Angelus, una strana figura, rappresentante la ricerca costante dell’ispirazione, che ad un certo punto sembrerà costituire quasi una sorta di alter ego dello scienziato, quasi la quintessenza della sua giovinezza e delle sue perdute illusioni. Accanto ad Angelus, Agamor, regale figura femminile, incarnazione dell’eterno femminino che, per dirla con Goethe “ci trae verso l’alto”, che rappresenta invece la forza ispiratrice e catartica dell’ispirazione artistica, il cui frutto immortale è l’opera d’arte.
     Nel corso della vicenda ricorrono spesso alcune immagini dense di significati reconditi: tra queste sono particolarmente importanti, per una esatta comprensione del testo, gli anemoni rossi, che rappresentano la fede e l’umiltà, doti indispensabili sia all’artista che allo scienziato, e l’aquila, simbolo sin dai tempi di Dante del potere e della gloria, ma anche della forza della ragione e della temperanza, virtù che permettono all’uomo di elevarsi sui suoi istinti e sulle sue passioni più basse.
     Romanzo pessimista certamente, giacché si conclude col suicidio di Alessandro Ermi, suicidio che costituisce l’esito finale e la metafora dello scienziato che vede crollare l’edificio al quale ha lavorato per tutta la vita, in questo caso appunto il Gateal, ma anche un romanzo che rivela, per chi abbia seguito sin dagli esordi l’iter narrativo di Silvana Cellucci, come una nuova maturità, unita ad una più profonda coscienza etica che stavolta sembra voler andare oltre i limiti dell’umano.
     Diverso è il linguaggio, che si fa rarefatto, allusivo, onirico quando dal piano terreno della narrazione si passa a quello trascendente; articolata e multidimensionale la struttura narrativa, costruita su vari piani, tendenti a sviare e a disorientare il lettore per poi catalizzare immediatamente l’attenzione sui colpi di scena, o sul singolo particolare, o sull’evento simbolico.
     E infine il tema di fondo, sottile filo rosso che lega e sorregge l’architettura narrativa costituendone la pietra angolare: la lotta continua fra il bene e i male, fra la passione e la ragione, fra la scienza e l’ideale, svolgentesi e dipanantesi in una dialettica irrisolta e mai sopita nella quale si avverte palpabilmente tutto l’afflato etico che sottende alla vicenda, nella quale convergono, per arricchirla e renderla sempre più pregnante sino al tragico epilogo, varie suggestioni narrative, da quelle ispirate dal romanzo nero e dal fantastico, dalla algida metallicità dei momenti più fantascientifici ed avveniristici alla ieratica compostezza della tragedia classica.

Giuliana Cutore