L’inesauribile vena creativa di Silvana Cellucci ci concede un nuovo regalo.
Un viaggio stupefacente che si articola in un andirivieni altalenante tra passato, un luminoso e caldo ambiente rassicurante, una sorta di comune età dell’oro, e un presente calmo e riflessivo, in cui il ricordo, la sua evocazione, la sua ricostruzione attraverso il racconto divengono l’attività principale che dona senso e trattiene il giorno che passa, diviene l’oggi, e il futuro.
A un’età matura, in cui la dolcezza della vita è costituita in gran parte da avvenimenti fissati nella memoria, da ricordi che si affacciano prepotenti alla coscienza e richiamano tra lacrime di nostalgia e rimpianto giorni chiari e giocosi, persone ormai scomparse, tradizioni perdute, si oppone quell’epoca vissuta per davvero, l’infanzia, di cui riappare solo la bellezza, la vitalità, l’alacrità delle attività quotidiane alleggerite del peso della materialità, sacralizzate dalla polvere magica depositata dal passare degli anni.
Tale periodo giovanile, tuttavia, non lo leggiamo contrapposto ad un presente vacuo, privo di stimoli, ma fatto di amici, di affetti incrollabili, di viva attività culturale e scrittura laboriosa, che nel passato trova rifugio e consolazione, e colore degli anni a venire.
Rifugio nel tepore di una famiglia affettuosa, nelle premure di una fanciulla e di un giovane uomo dediti a prendersi cura di una bambina sensibile e cagionevole, educandola con attenzione fraterna al rispetto dell’onestà, all’insegna dell’umiltà; rifugio in un punto fermo, una spalla solida cui cercare sollievo quando si è bambini e ammalati e tristi, e rifugio in una vita fanciullesca che è a giorni, quando si gioca nei prati, tutta proiettata nel futuro, tra speranze e paure tuttavia priva dei problemi che la vita riserva, priva della disillusione che giorno dopo giorno rallenta e spegne le giornate che l’età infantile vede e legge sempre colorate di segni e di sole.
È il calore dell’infanzia. È un affetto materiale, che resta tangibile al di là della corporeità delle persone. Esse possono scomparire, morire o allontanarsi, ma restano ferme nel cuore e lasciano una sicurezza intima, una ricchezza che non si consuma con l’avanzare degli anni.
Proprio alla ricerca di questi personaggi è dedicato il presente viaggio interiore, in cui l’autrice rivive uno dopo l’altro i propri punti saldi, e li dipinge a noi lettori; è un omaggio al potere della letteratura, che sola è capace di riportare in vita, visibilmente quasi, persone che hanno animato giornate, hanno insegnato valori, hanno costituito affetti, demandandole alla posterità; abile a ricrearli sulla carta e donare loro una vita propria che si muove indipendente, che segue la volontà di ogni personaggio, che costruisce pagina dopo pagina il proprio avvenire, il proprio carattere.
Così, la storia si dipana in un andirivieni in cui Silvana Cellucci è protagonista e demiurgo consapevole, segno tangibile e mano che disegna una vita che è stata, intrecciata a tante, e attorno all’agire di ogni personaggio ci dona il pulsare di tradizioni popolari ormai dimenticate, in cui troviamo una vita del dopoguerra all’insegna della coralità e della collaborazione, la saggezza delle donne dalla rigidissima educazione, l’innocenza delle scuole e delle attività puerili.
Il bianco dell’abito della comunione copre a chiazze il verde dei prati sopra cui vola un aquilone colorato, costruito dalle mani di un bambino. È la vita che si svolge all’aria aperta. E il sorriso di un compagno che sbuca dalle righe ricorda, magari, un nostro, un vostro, piccolo amico. È la semplicità di una giornata che si svolge tra doveri e dolori e cucito, e danze all’aperto al suono di vecchie canzoni.
Un universo sconosciuto, sdoppiato e ricongiunto nella narrazione di un’atmosfera “altra”, intermedia, onirica, in cui realtà biografica e romanzo si mescolano, passato e presente si ricongiungono. È la dimensione del ricordo, che si nutre d’amore e di immaginazione, che libera dal dolore di una perdita e ricrea una vita ideale. Trasforma il dolore in possibilità di vita. E dona a noi la possibilità di riscoprire tale dimensione, usufruirne a nostro piacimento, attraverso la lettura di queste righe generose.