Ci sono parole che si mettono in fila, a tratteggiare ali che battono. Parole che riescono a far volare lontano, oltre il confine del vuoto, nel luogo dove crescono le immagini delle illusioni e dei sogni, con i colori che gocciolano e si espandono e le carezze sul cuore.
Ci sono parole che danno fiato a voci che entrano dentro e sussurrano e gridano. “Quella voce, arpa stregata ... diapason microscopici ... incorporati nelle ossa...”
Perché in certi racconti risuonano parole simili a note che ti permettono di accordarti a una melodia. E s’insinuano. “Come un soffio, un sibilo dolce di serpe che striscia...”
Certe storie fanno delle parole il mezzo di locomozione per capire il senso di uno stato di grazia, di un artificio, di una semplice e insana magia: solo per sopravvivere alla notte. Ai tuoi incubi. Sciamani di carta, profetici e malinconici cadetti di un tempo che sale e scende e non sta fermo un secondo: batte incessante.
Poi va a finire che ti spaventi. Che provi un senso d’angoscia: apprensione e avversione insieme.
Ma non è solo semplice orrore, non è il surreale susseguirsi di quadri ipnotici che cambiano di continuo.
Questa raccolta è una forma di rituale, il compendio di una scienza esoterica che immagazzina chimica della struttura e dell’emozione. Dove le trame, semplici all’apparenza, si allungano fino a irretire. Dove le atmosfere prendono il via da un quieto quotidiano per rarefarsi nel metafisico. Con uno stile di scrittura nitido e a tratti raffinatissimo, capace quasi di rendere percepibili sapori e odori.
Storie che ammaliano.
Ma c’è dell’altro. Messaggi nascosti nella sostanza, e formule: l’amore e la morte, forme di paura e di pacata disperazione.
Magie.
Una suora vampiro vola nella notte alla ricerca malinconica di carezze e sangue, un mostro dentro che esce e ti muta e ti porta via.
Una bambina vorrebbe trasformare in vetro trasparente il lento susseguirsi delle sue angosce senza fine.
Poi capita di tuffarsi nel blu, per rifugiarsi in una pietra che splende preziosa e incoerente come un sogno ad occhi aperti.
Sotterranei liquidi, meduse senza tempo.
I voli ciechi di mostri assurdi, eleganti e confusi.
Tutto si mescola e la sostanza cambia aspetto fra le mani, dentro ai nostri sguardi, nella lettura che si fa spasmodica fra una parola e l’altra.
Nelle pause nasce la riflessione. L’immagine rovesciata del nostro volto segreto e oscuro.
“Scoprire il vuoto e voler esistere, malgrado, attraverso il vuoto; immensa superficie d’opacità, pausa dei sensi, voragine della coscienza...”
Così la magia cresce e tutto cambia.
Amore, morte. Eros, Thanatos. L’estremo limite della nostra interiore sessualità e altro ancora, battiti e smanie e facili sorrisi.
In questi racconti tutto si fonde e poi si perde. E la chiusura giunge ancora una volta nel volo, nella catarsi: la disperata intensità del principe dei sognatori, con tutte le speranze che crescono e muoiono quasi sempre senza amore. “Credevo di trovare aria aperta e respiro, luce e calore, leggerezza e libertà; l’unica cosa che ho ottenuto è stato questo disperato, doloroso, infinito precipitare. Nel nulla...”
Icaro ferito dalla luce del sole che cade nell’abisso e sente come ultimo suono la risata del mostro che incombe. Metafora del risveglio da un sogno impossibile.
E noi chiudiamo queste pagine, questo libro, e ci sentiamo splendidamente sperduti, pronti per ricominciare: ancora e ancora, come in un amplesso senza fine.
Una strategia per non morire, nonostante il vuoto.