Giuseppe Bosi de' Villalba

L'opra preziosa

Presentazione di Renato Sigismondi

Tabula fati, Chieti 2004

 



Presentazione di Renato Sigismondi



     Quando di solito leggo una poesia mi tornano in mente le parole di Carlo Bo: «Che senso ha nel mondo d’oggi scrivere poesie?» Ci sono tanti autori, ma la lettura è diventata un privilegio di pochi: molti preferiscono passare il loro tempo libero ad abbrutirsi davanti alla televisione!
      E ciò vale soprattutto per un’arte difficile, enormemente difficile, come la poesia. Essa richiede umiltà, disponibilità assoluta e impegno per cogliere e condividere un frammento di rivelazione divina che, come un guizzo di luce, si riflette sulle onde del mare.
      Anche le poesie di Giuseppe Bosi de’ Villalba non sfuggono a questo dubbio: ci saranno anime in grado di capire la profondità che si nasconde dietro l’apparente semplicità dei versi? La sua è un’arte che richiede un’apertura a una personalissima sensibilità, un’umile disponibilità ad attendere, a restare solleciti e attenti al senso d’incertezza e mistero che si mostra ma non si dice nei suoi versi.
      Bisogna restare in attesa, in quieto assorbimento, senza però aspettare, cosa che si pone invece, come affermava Heidegger, già nell’ambito di un pensiero razionale ed esplicativo. Se restiamo in attesa, tralasciamo tutto questo. Tale condizione, infatti, non presuppone alcun oggetto ma solo un’esperienza viva, concreta e in fondo indicibile.
      Le poesie di Giuseppe Bosi de’ Villalba vanno lette con questa disponibilità e attenzione.
      Esse colpiscono per la padronanza del linguaggio, la semplicità ed essenzialità delle esperienze che esprimono, per lo stile diretto, ma coltivato, semplice ma non banale. E proprio attraverso il linguaggio il lettore può entrare nel mondo del poeta, ma anche nel modo particolarissimo, lento, quieto e profondo di percepire la realtà sociale e culturale che lo circonda.
      Liriche come Illusioni, El fustigator, La verità, — ad esempio — sono espressione proprio del suo sincero e radicale rifiuto per i compromessi e le illusioni.
      Ma questa è anche poesia di confessione intima, di colloquio vivo con se stesso, con la propria memoria e con gli altri. Solo così il distillato di una vita può essere gustato con il piacere che deriva dal condividere nostos, un viaggio a ritroso nel tempo, guidati da Mnemosine e dai luminosi raggi dorati di Febo.
      Provi allora il lettore a soffermarsi su Egloga a Clito, Amica, Una vita, Contrasti, L’amore multiforme e Allusioni: le esperienze di vita vengono sapientemente filtrate attraverso immagini e visioni del mondo classico, mentre le passioni perdono la loro urgente immediatezza e diventano efficaci strumenti di conoscenza di se stessi e degli altri.
      Anche le cosiddette poesie di circostanza, A Maria, A Paola e Antonello, Due Anni, Paoletta, Le Tre Grazie, A Maxi, scritte per celebrare momenti gioiosi o tristi e personaggi della vita familiare, assumono una sorta di aura magica e diventano preziosi cammei, quadretti di esistenza quotidiana, figure e simboli eterni del destino degli uomini. Vanno lette, queste poesie di Giuseppe Bosi de’ Villalba.
      Vanno lette. Sono parole di un poeta.

Renato Sigismondi