Orsetta Borghero

Abelard. Solo per amore

Presentazione di Giuliana Cutore

Tabula fati, Chieti, Maggio 2004

 



Presentazione di Giuliana Cutore



     Amor che move il cielo e l’altre stelle: con questi versi, inneggianti alla forza di un sentimento che da sempre ha avuto il potere di avvicinare gli uomini, di unirli e di appressarli al divino, si chiude il grandissimo poema dantesco. E non si può negare che l’amore, in tutte le sue forme ed estrinsecazioni, abbia in ogni epoca costituito l’oggetto privilegiato della narrativa, della poesia, della musica.
      A questa forza non è sfuggita nemmeno Orsetta Borghero con il suo Abelard, interessante prova d’esordio di una giovane artista alla quale non mancano né la forza evocativa, né la capacità di rendere palpabili al lettore tutta una gamma di sentimenti che fanno corteo all’amore.
      Il libro inizia quasi in sordina, additando con frasi brevi ma intense la potenza di una passione amorosa, ma anche mentale ed esistenziale, che avvolge la protagonista, operando in lei una sorta di catarsi che rimette in discussione non solo il suo vissuto, ma il suo stesso essere persona, in una rinascita che ricorda certe estasi amatorie dei grandi stilnovisti.
      L’incontro con l’amato sembra sulle prime essere sviato e rimandato dalla stessa vicinanza dell’oggetto del desiderio; è quando l’amore esplode che si comprende che la vita è stata sino a quel momento solo una preparazione all’evento, la cui ineluttabilità si impone come una forza primordiale, inesprimibile e ad un tempo assolutamente travolgente. L’amore si pone dunque come ricerca di sé, ma anche come rinascita, come “attimo eterno spiraliforme”, i cui frutti continueranno a maturare nell’animo anche dopo la fine della relazione.
      Ed è qui che si rivela il tratto più sublime di questo amore: “Eppure ti amo perché so che ci sei da qualche parte nel mondo”. Il filo che ha unito due persone non può essere spezzato dagli eventi contingenti della vita, continuerà a legarli nella dimensione del ricordo, o meglio in quella dimensione temporale dell’eterno presente concessa soltanto ai sentimenti, a patto però che non li si svilisca col rancore, o anche col rimpianto. Ed ecco l’amore trasformarsi in dono di sé, dono che nulla chiede, e in rispetto per le scelte dell’altro anche se dolorose.
      “Amore è il più grande miracolo che Dio ha concesso a noi esseri umani…”: bisogna viverlo, questo sentimento, per comprenderlo, per percepire le mille sfumature che rendono diversa l’esistenza di chi ha amato con tutto se stesso anche una volta sola nella vita. E solo quando un amore finisce, o si attenua, o si dilegua, ci si rende conto di quanto fosse importante. Parafrasando Nietzsche, è solo quando si giunge in porto che si comprende di essere stati in viaggio fino a quel momento...
      Ma se è nel ricordo che l’amore continua a vivere, esiste però anche un modo di fissarlo, quasi di cristallizzarlo: quasi riflettendo sulla necessità e sul fine della narrazione, l’autrice sembra interrogarsi sulla scrittura, sulla parola, indagandola e scoprendola come momento di cristallizzazione del vissuto, come cesura definitiva tra sonno e veglia, tra finzione e realtà, tra illusione e percezione.
      Non rimane dunque che la forza mitica di certi simboli per tornare ad esprimersi senza timore di essere fraintesi: e chi meglio di Penelope, la fedele sposa di Ulisse, avrebbe meglio potuto incarnare un amore che sembra stendersi al di là del tempo, condensando in un attimo una vita?
      È solo al ritorno di Ulisse, nell’attimo in cui lo rivede, e unicamente in quel momento, quasi in un’illuminazione, che Penelope si accorge di aver vissuto tutta la sua esistenza in funzione di quell’istante. Allo stesso modo, il tempo si annienta per la protagonista di Abelard, condensandosi in quell’eterno presente che racchiude con amore in un volume ciò che per l’universo si squaderna, per citare ancora il nostro sommo poeta, e nell’enigmatica chiusa finale, dove finalmente si svela che la donna amante, protagonista e simbolo al tempo stesso, ha cent’anni… quasi a ribadire che nulla sono i secoli, nulla i millenni, se confrontati alla forza dell’amore.

Giuliana Cutore