... come il canto del merlo
che al primo albore
grida sul mondo l’assenza.
Le poesie di Lucia Ballerini sono orditi, ossia trame di un viaggio all’interno del cuore dell’uomo che si riconosce nella mutabilità dell’esistenza e nella ricerca di un quid che mai arriverà a dissolvere l’inquietudine del desiderio.
Il poeta filosofo Heidegger affermava che il linguaggio poetico è scoperta, svelamento dell’Essere che si è nascosto alla vista dell’uomo-macchina, prigioniero della chiacchiera che riduce tutto al profitto.
Solo il poeta può avvicinarsi a ciò che, proprio perché nascosto, si può offrire come “assenza”, come un “altrove” appagante in quanto altro da ciò che è.
Come Ulisse ( in cui la scrittrice consapevolmente si riconosce) che naviga in acque insicure e perigliose richiamato dalla nostalgia della pace dell’infanzia, l’uomo cerca un significato che sia appagante e risolutivo; l’universo tutto partecipa di questo sogno e sembra sorridere del sorriso della sfinge che sa quale trucco si nasconde dietro l’enigma.
Che sciocco pensare
di riconoscerti
nelle consuetudini
tu che sei
l’enigma, l’altrove.
Questi versi però non si muovono nella astrattezza del pensare, il gioco dei rimandi e dei percorsi interiori e intimi si regge su analogie, trasporti lessicali, linguistici e metrici che indicano, direi quasi, accennano a una fisicità del sentire che non viene mai meno.
In questo senso la carnalità, il desiderio languido ma naturale del corpo dell’altro diventa in alcune liriche esperienza direi quasi mistica dell’assenza di qualcosa che dia senso al gioco della vita.
Al lettore però sono richieste la pazienza, la tenacia di chi affronta un cammino arduo ma che ha per meta il risveglio, quella specie di illuminazione che solo l’arte è in grado di donare.
I versi sono limpidi e spontanei, ma non facili, segnati dalla ritrosia umile di chi non vuole denudarsi di fronte agli sconosciuti, non ci si aspetti facili rime o melodie orecchiabili: il sapore di questi frammenti poetici va gustato lentamente, solo così sarà possibile coglierne pienamente le sfumature tonali e timbriche.
Il gioco sapiente di analogie e correlati oggettivi richiama tutta la tradizione del primo ermetismo, a me alcune liriche hanno ricordato i versi di Montale (Sui muri sgretolati / forme e sostanze...) la cui lezione Ballerini dimostra di aver letto e apprezzato.
Un’opera quindi da leggere con passione e attenzione perché il lettore troverà in essa provocazioni e dissonanze capaci di offrire occasioni di ricerca interiore, e Dio solo sa quanto oggi se ne senta il bisogno.