Dei versi di Anna Maria Monchiero mi sono già occupato scrivendo la prefazione per la sua raccolta precedente Biografia del silenzio. Ritrovo qui toni più vigilati e, grazie anche all’impostazione monotematica (= la casa), una gradita sorpresa relativa al dominio dello spazio domestico, della gestione sussurrata degli affetti parentali, di lacerti di realtà agognata che entrano nella vita di chi legge questa nuova raccolta e vi restano e ogni tanto riecheggiano.
Squisitamente intitolata Domus (da cui Domitilla, ovvero gerente della casa), del termine latino offre ai giorni nostri quella incontrollabile abbondanza di significati allusivi che raggiungono la poesia segnatamente attraverso l’utilizzo affettuoso dello spazio.
Non ci si soffermi sul significato sensuale-idillico di certi versi. La poetessa fa un uso strumentale di taluni deus-ex-machina, sia pure in minore, per meglio imbastire la suggestione che come è noto serve a chi scrive come a chi legge. Ed è proprio per evidenziare la provvisorietà del vivere che alcuni smarrimenti si fanno “luna lontana” o “treno fatto apposta per gli addii”; sicché la perentorietà e la ricchezza dei motivi, che dal tema principale svariano in sfaccettature, conducono a una sorta di creazione domestica ove prima viene la luce che separa dalle tenebre, quindi le stelle e infine gli affetti.
Chi legge sta lì nella casa di Anna Maria Monchiero (e dei suoi familiari) anch’egli con una domanda accesa nel tempo che preserva le pareti, silenzi franti da un tarlo solitario, un dettaglio corporeo che oltrepassa le stanze: quasi una vigilia non meglio definibile che sconfigga le previsioni purgatoriali per privilegiare quanto sopravvive ai diluvi.
La poetessa dichiara senza mezzi termini — nella chiusa della raccolta — che tende a impossessarsi (che ha necessità) di “una pace da abitare / in casa mia” perché di questo è capace la poesia: estraniare dal mondo esagerato per costruirne uno intimo e più umano.
O per dirla con le parole di una mia antenata che non sapeva d’essere poetessa: “Qualunque cosa bella e grande vedano i tuoi occhi, prima o poi cerca di ritornare a casa tua”.