Viola Di Muzio
Presentazione di Renato SigismondiTabula fati, Chieti 2006
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Il filo che guida le poesie di questa ultima prova letteraria della già affermata poetessa Viola Di Muzio è la nostalgia malinconica, unita a una sensibilità intensamente vitale, frutto di una esistenza provata dalle esperienze del dolore e dell’abbandono, ma non domata o rassegnata a un passivo ripiegamento.
Il viaggio solitario a ritroso nel tempo si colora delle tenui tonalità dei ricordi delle figure della Madre e dell’Amato perduti, immagini rese però eterne dalla memoria e dalla divina arte poetica che diventa mezzo terapeutico di riappacificazione con il destino e di incontro salvifico con l’eternità.
E lo fa con quel briciolo di saggezza semplice e leggera che troviamo ad esempio nei seguenti versi: La poesia è l’oceano infinito/della vita /e come zampillo scaturisce /dalla sorgente dell’anima.
Queste liriche ci trasportano in una dimensione onirica, languida e serena fatta di infiniti spazi e sovrumani silenzi dove il dolore trova la sua sublimazione e una risposta di senso anche in un rapporto privilegiato con le stagioni e con la natura nella molteplice varietà di forme e aspetti.
La scelta del linguaggio poetico è congeniale alla scrittrice. Da autentica artigiana della parola troviamo infatti in alcune poesie una chiara e consapevole coscienza delle possibilità espressive e comunicative della lingua: alle metafore, similitudini, inversioni, trasposizioni semantiche si accompagna infatti una scelta originale e creativa di registri basati sulle potenzialità metriche, timbriche e sonore delle parole e dei versi.
Poesie quindi da leggere a voce alta, da gustare pienamente e consapevolmente come un buon bicchiere di vino sorseggiato con calma e gioia serena, insieme ad amici e ai fantasmi della vita.
Renato Sigismondi