Silvana Cellucci

L'ultimo quarto di luna

Presentazione di Virgina Celupica

Tabula fati, Chieti, Marzo 2008

 



Presentazione di Virginia Celupica

     Un filo di malinconia unisce i ricordi del tempo passato che Silvana Cellucci riporta alla memoria nel suo ultimo romanzo. Alle soglie della pensione, meta più subita che desiderata, l’appassionata e sentimentale autrice racconta di sé, della sua infelice vita segnata dalla continua incapacità di realizzare i propri sogni.
     Quella che dovrebbe essere l’età in cui si assaporano i frutti di tanti sacrifici rivela invece tutte le insicurezze radicate nel profondo di una donna sofferente. Unico conforto è il ricordo di ciò che nell’infanzia conobbe ma che inevitabilmente andò perduto: l’amore puro, il senso di protezione, il sentirsi al proprio posto.
     La bambina di un tempo ora ritrova se stessa su un divano, sdraiata con gli occhi chiusi, immersa in sublimi melodie di epoche lontane, in uno stato di totale passività rispetto alla vita nella quale mai si è sentita libera di essere vera. Il confine tra sogno e realtà, tra la vita e la morte è sfumato, confuso.
     Fra le dolci note dell’amato Tchaikovsky ecco riemergere le delusioni adolescenziali, le insicurezze che hanno distrutto la sua vita e l’unico vero amore, lasciando un vuoto colmato soltanto dal rimorso.
     Forse solo la saggezza dell’età matura renderà questa donna in grado di affrontare quell’uomo dal quale, nonostante matrimonio e figli, non ha mai distolto il cuore, per confessargli l’eternità e la purezza del suo sentimento.
     Ritorna il leit motiv dell’amore infelice che, come le note che risuonano fra le righe di questo romanzo, sostanzia il vuoto di un’esistenza; è un vortice intenso che in nessun modo regala la libertà a questa donna ormai preda della passione amorosa, di quell’Eros che nell’antichità era vissuto come ricerca della verità. Emerge la figura di un uomo che custodisce un segreto, il reale significato della vita della protagonista che mai potrà essere vissuto come realtà a causa delle paure di cui la donna è prigioniera.
     Ed ecco allora la resa, il matrimonio improvviso con un altro uomo, la scelta di rinunciare a se stessa, di conformarsi, la forte determinazione di voler restare magicamente e irrazionalmente aggrappata agli infiniti orizzonti di quel nulla che rappresenta la sola consolazione all’inevitabile nevrosi.
     La consapevolezza della protagonista è chiara: Silvana è convinta che abbandonarsi e provare ad essere se stessa nella realtà quotidiana significherebbe consegnarsi a una dilaniante pazzia.
     Unica via di fuga è l’amore protettivo che nel ruolo di insegnante ella riversa sui giovani.
     Ma la necessità di scegliere, di decidere, ritorna pressante e inesorabile: il pensionamento è incombente, devastante, traumatico, ma è duro accettare di abbandonare quello che per lungo tempo era stato un artificioso stratagemma per celare la realtà.
     Insieme alla sofferenza torna il passato, torna quell’uomo, il tassello mancante che, unico, sarà in grado di portarla di fronte alla Luna che ecco… si manifesta nella sua pienezza, nella sua verità apparente.
     Dani le mancherà ma forse un giorno tornerà… ora è arrivato il momento di gioire tra gli amici di sempre, questa volta con la certezza di essere diversa, migliore.
     In questo viaggio nelle profondità dell’anima, l’autrice ci conduce per strade sconosciute alla fredda razionalità e ci regala una possibile, diversa visione di noi stessi e della realtà, ci invita a interrogarci sulle nostre pulsioni, sui nostri sentimenti, a compiere quell’ultimo passo che ci separa da una nuova vita, ad abbandonarci a quell’ultimo quarto di luna che, seppure inosservato, si compie in un mistico specchio di luci.
     Un romanzo, questo, che vuole essere un inno all’amore per l’arte, espressione del Sé e della rinascita interiore, un inno al suo potere contro ogni falsità e contro la morte spirituale.

Virginia Celupica