Al domani si penserà domani di Silvana Cellucci è un tipico esempio di contaminazione dei generi: è infatti un fine resoconto biografico di un percorso esistenziale che fa pensare a un romanzo di formazione nel quale però l’elemento drammatico è mediato da una serie di colpi di scena che introducono il lettore nelle atmosfere tipiche del romanzo giallo o noir.
La protagonista racconta in prima persona le vicende affettive e umane che hanno accompagnato la sua crescita interiore dall’adolescenza alla maturità. Carla Stily, chiamata da tutti con il vezzeggiativo Cary, vive la sua gioventù in un piccolo centro di provincia. Il suo desiderio più forte è, pertanto, quello di uscire dall’ambiente tetro in cui vive; l’unica gioia dei suoi verdi anni è rappresentata dalla lettura, dalla musica e dalla profonda fede nel ruolo giocato dalla provvidenza divina nel determinare il destino degli uomini. La ragazza vive in un’atmosfera psicologica a dir poco malinconica in cui domina il senso di colpa: le passioni, le gioie, ogni desiderio positivo e vitale vengono soffocati dall’idea che la felicità sia una colpa, un peccato da scontare con il contrappasso di una sofferenza e un dolore ancora più forti. Le vicende sembrano confermare questo pensiero: ogni accenno di gioia viene drammaticamente ripagato con il dolore e la tristezza della perdita o del lutto.
Solo i compagni di scuola e le soddisfazioni negli studi sembrano dare conforto alla ragazza, i cui bisogni di affetto e il desiderio di sicurezza portano a stringere intensi legami di amicizia con diversi coetanei e soprattutto con una compagna di classe che sembra provare per lei un anomalo attaccamento morboso.
Siamo agli inizi degli Anni Sessanta, la giovane, nella magica atmosfera delle feste da ballo e delle canzoni in voga in quegli anni, stringe i primi legami affettivi e sentimentali che però confermano quel drammatico destino a cui ella sembra essere destinata. I ragazzi e gli uomini a cui la fanciulla si lega partono, o si dimostrano diversi da come sembrano, o addirittura muoiono.
L’intreccio è ricco di figure maschili e femminili i cui destini rivivono nella memoria narrante della protagonista: Dave, Mirta, Stefano, Nevio, Lucia, e altri. Ognuno di loro segnato inesorabilmente da un drammatico destino.
Passano gli anni, Cary, ormai donna professionalmente affermata come psicanalista, deve confrontarsi di nuovo con i fantasmi di quel passato che torna riportando alla luce figure credute morte e scomparse per sempre.
La vicenda a questo punto si colora di colpi di scena e cambi di prospettiva che modificano il destino già segnato. Quello che fino a quel momento era apparso chiaro diventa oscuro e si colora delle tinte di un giallo non privo di mordente e di suspense.
Il lettore non verrà da noi privato del piacere di scoprire da solo attraverso la lettura come la vicenda trovi il suo epilogo in un rovesciamento dei ruoli e delle funzioni dei personaggi.
L’autrice gioca su queste traslazioni di senso e sul punto di vista interno della protagonista che progressivamente, attraverso bruschi salti di comprensione, coglie la mostruosità di ciò che le è accaduto e le numerose manipolazioni di cui è stata oggetto e vittima e finalmente sceglie per la prima volta realmente coscientemente e senza difetti di comprensione il proprio destino.
Il tema di fondo di questa come di altre prove narrative dell’autrice si rintraccia nella tormentata vicenda sentimentale e interiore della protagonista.
La realtà è più complessa di come sembra ad una indagine superficiale; l’uomo è spesso guidato nelle sue azioni da moventi e desideri non sempre chiari nemmeno a se stesso, come una marionetta i cui fili vengono tirati da qualcuno che rimane nascosto alla vista, così il destino degli uomini è determinato da forze oscure di cui non si ha conoscenza. La salvezza consiste, e in questo caso è significativa la professione della protagonista, nella consapevolezza di tutto ciò e nell’accettazione attiva e mai rassegnata di ciò che accade.
Richiamiamo inoltre l’attenzione del lettore alla scrittura tormentata in cui svolgono un ruolo importante l’aggettivazione ricca e fluida e il dialogare spesso caratterizzato da scelte linguistiche e retoriche di dannunziana memoria. Lo stile movimentato riflette così il tormento interiore della protagonista e ne caratterizza il percorso di crescita interiore e di presa di coscienza spirituale.
L’autrice, in tal modo, gioca sull’ambiguità e sull’ambivalenza degli strumenti retorici e stilistici per porre in risalto il carattere oscuro e nascosto della trama del vivere. Come accade spesso nei suoi numerosi romanzi la scrittura diventa così un riflesso della vita e della sua problematicità.
Un romanzo quindi da leggere e da gustare aiutati anche da una scrittura sempre meditata e controllata, giocata com’è su un sapiente uso delle tecniche narrative e su una precisa e raffinata descrizione dei caratteri dei personaggi.