Un romanzo piccolo, nel quale lo sguardo silenzioso di un nume tutelare, la Majella madre, tenace, dura e difficile, tiene insieme le fila di racconti diversi.
Una scuffia colorata è tutta l’eredità che Giuseppina Garibaldi, figlia di madre ignota, ha ricevuto alla nascita, insieme a un nome altisonante e ingombrante.
Una nascita tragica, la sua, che diventa segno di rinascita e inizio del riscatto per un’intera comunità macchiatasi di un’ipocrisia utilitarista, insensibile ai sentimenti e incapace di sollevare lo sguardo. E poi l’amicizia affettuosa e solidale di due escluse, che insegnerà la bellezza e la forza del sentimento disinteressato; un canto si librerà fra le rocce della montagna per ricordare ai cuori impietriti nei loro drammi e nelle loro piccinerie che la speranza è possibile e la vita più dura può volare sulle ali della musica e vincere la morte.
Una malata immaginaria nostrana e una storia delicata e semplice tra le mura di un convento ci accompagnano a salutare questa società corale, complessa e ricca, capace di sopravvivere a tutto grazie a un proverbio, una battuta, un canto.
La gente di La Fara torna ad accogliere gli “americani”, quando questi hanno concluso le loro straordinarie avventure di emigranti; con saggia e allegra ironia o incapace di comprensione assiste al loro dramma di pesci per sempre fuor d’acqua, di angeli senza più cielo né inferno.