Antonio Perrella (1908-1969) nasce in una famiglia agiata di Napoli. All’avvento del fascismo, con il quale non si identifica, espatria prima a Marsiglia e poi a Barcellona, dove viene a contatto con circoli anarchici. Supporta i militanti che prendono parte ai moti del 1934 nelle Asturie e in seguito è coinvolto nella rivoluzione libertaria del 19 luglio 1936, che presto degenera in guerra civile.
“El Italia” — così lo chiamavano — parte con le milizie popolari sui fronti dell’Aragona. Il 31 dicembre1936 viene nominato maggiore di fanteria, poi comandante del IV Battaglione della 116ª Brigata della 25ª Divisione. Dopo la battaglia di Teruel ottiene il grado di tenente colonnello della 117a brigata.
In seguito alla vittoria franchista del 1939, viene fatto prigioniero a fine marzo dello stesso anno e rilasciato soltanto nel corso dell’inverno, sotto falsa identità. Nel 1940, quando si dispone a riunirsi alla famiglia, viene incarcerato e torturato per mesi. Una volta libero, la sua militanza continua in clandestinità.
Nel 2019 è stato pubblicato il suo romanzo La pelle del toro (Solfanelli) a cura di Nydia Perrella e Sol Perrella.