Nella vita di alcuni di noi, spesso si verificano episodi insoliti ai quali si stenta a dare una spiegazione logica.
Ho condotto una ricerca su alcuni casi a me noti, con l’intento di realizzare un paio di articoli per la Rivista di Letteratura & Altro “La Vallisa”, ma grande è stata la mia sorpresa nel constatare che gli avvenimenti insoliti erano tanti da farmi mettere da parte subito l’idea degli articoli per dirottare il lavoro verso una pubblicazione autonoma.
Ho dovuto anche fare una certa selezione in quanto molti avvenimenti fantastici si ripetevano secondo schemi simili, tanto che sono stato costretto a escluderli perché più volte sentiti. Il rischio era che, sulla falsa riga di un fatto realmente avvenuto chissà quando, fossero state costruite storie simili, non vere o non di certa provenienza.
Di seguito si riportano alcuni esempi.
Esempio a)
Ero molto legato a mia nonna, che stava male da tempo, ma che aveva una forte tempra e pareva tanto attaccata alla vita da non volerla abbandonare mai. Quel giorno ero lontano, in un’altra città. Intorno alle tre del pomeriggio, stavo chiacchierando con alcuni amici quando all’improvviso ho udito il gracchiare di un corvo, molto insistente, e il mio cuore è di colpo diventato pesante. La tristezza mi ha invaso, tanto che i miei amici mi hanno chiesto se mi sentissi male. Ho scosso il capo e, raggiunto il telefono, ho chiamato casa.
Tra le lacrime mia madre mi ha mormorato che mia nonna si era spenta proprio in quel momento.
Frequenti sono stati i racconti del genere. Variavano nelle persone, negli uccelli (corvo, gazza, gufo, ecc.). Il fatto di associare la separazione dell’anima dal corpo di una persona agli uccelli è di origine remota, basterebbe solo citare gli antichi egizi con i loro uccelli androcefali. Dal canto suo il corvo è sempre stato considerato l’incarnazione o il medium dell’anima di un defunto. In molte religioni è un uccello sacro e in alcuni miti, come quelli dei popoli dell’Asia nord orientale, è un demiurgo, cioè un creatore minore accanto all’Essere Supremo. C’è soltanto da chiedersi se effettivamente questa “cultura” dell’incarnazione delle anime dei defunti sia tanto incarnita nella gente che spontaneamente coinvolgono i corvi nelle vicende narrate, oppure se ne subiscono il loro retaggio mitico.
Esempio b)
Un’amica sapeva leggere le carte. Ogni inizio di anno l’andavo a trovare. Eravamo nel 1994 ed ero reduce da una esperienza terribile che mi aveva profondamente sconvolta. Quando lesse le mie carte mi disse: “Nella tua vita c’è un uomo. C’è un D... (e pronunciò il nome di mio marito). Sarà il tuo vero amore.”
Io stavo per separarmi da quello che adesso è, appunto, il mio ex marito, nessuno lo sapeva perché era stata una decisione presa qualche giorno prima e della quale non ne avevo ancora parlato. Scossi il capo: “Sai che sono sposata con D... e...”
Non mi fece terminare: “Non mi riferisco a tuo marito... per quanto lo riguarda vedo la figura dell’imperatore... e vedo il giudice. Penso che lo lascerai. Ma c’è sempre un D... nella tua vita. L’uomo di cui parlo sarà uno straniero... o lo incontrerai in un viaggio all’estero. Sarà un artista... non vedo chiaramente i suoi anni, credo... credo 34...”
Sollevai le spalle: “Questa volta ti sbagli.”
Passarono circa dieci mesi. Non pensavo più a quella “profezia”. E capitò davvero un viaggio all’estero, assolutamente non in previsione, per un convegno letterario. Durante il viaggio conobbi un uomo, uno scrittore che restò con noi per tutto il tempo e del quale mi innamorai immediatamente. E lui di me.
E davvero è diventato l’uomo della mia vita.
Pensai alla mia amica, aveva previsto praticamente tutto. Riguardo alla sua età aveva commesso un errore, non aveva 34 anni, ma... 43. Errore accettabile visto che erano le stesse cifre al contrario. Ma ciò che più mi colpì fu il suo nome. Si chiamava D... Insomma, quell’uomo aveva lo stesso nome del mio ex marito.
Qui si entra nel campo della cartomanzia. Ho escluso a priori storie del genere in quanto sono troppe le mistificazioni e gli imbrogli. In genere chi si rivolge ai cartomanti ha già una buona predisposizione a credere alle loro “profezie” e basta una qualsiasi piccola corrispondenza per trasformare una combinazione in una previsione. Ciò non è universalmente vero, molti cartomanti sono davvero in grado di predire il futuro e la riprova è proprio l’esempio precedente che è autentico e verificato personalmente.
Esempio c)
Vidi da lontano Lucrezia, un’amica che conoscevo da bambina. Eravamo state inseparabili durante le scuole. La salutai con il braccio e lei rispose al mio saluto agitando il suo. Cercai di raggiungerla, ma c’era troppa gente e non ci riuscii anche perché di colpo non la vidi più. Era come sparita, eppure per molto l’avevo vista ferma ad attendermi.
Arrivai a casa proprio mentre squillava il telefono. Era Giulio. Mi disse piangendo che Lucrezia, la sua ragazza, era morta in un incidente stradale un paio d’ore prima molti chilometri lontano dalla nostra città. “È impossibile,” balbettai, “l’ho salutata non più di un quarto d’ora fa.”
“Ti sei certamente sbagliata, purtroppo lei è morta. L’avrai confusa con qualche altra ragazza.”
“Può darsi,” risposi e chiusi il telefono. Mentre la mia mente andava alla mia cara amica. Non avevo dubbi, avevo visto proprio lei, col suo cappotto di pelliccia. Forse... forse non aveva voluto andarsene senza salutarmi... per l’ultima volta... personalmente.
Questa storia è una variante del primo esempio, con l’aggiunta della visione, di una persona molto vicina affettivamente che, nonostante sia morta, prima di andarsene davvero via, non può fare a meno di un ultimo saluto.
Anche in queste storie ci sono sottovarianti. La maggior parte parla di amici o parenti giunti in sogno, o di averli intravisti per strada poco prima o poco dopo la loro morte. In genere si tratta di timori che nascono in ciascuno di noi quando sappiamo persone molto care lontane e in viaggio.
Chiunque, in particolari situazioni, si preoccupa della salute dei propri cari. Mia madre faceva brutti sogni ogni volta che partivo per un lungo viaggio. L’avrò fatto decine volte, quasi sempre in macchina. Durante uno di questi ho avuto un brutto incidente nel quale l’auto si è ridotta da buttar via, ma per fortuna a me non è successo nulla, a parte lo spavento e qualche leggera contusione. Il commento di mia madre è stato: «Hai visto? Io l’avevo sognato che ti sarebbe successo qualcosa.» Inutile rammentarle le altre decine e decine di volte che aveva fatto gli stessi brutti sogni e, grazie al cielo, non era successo nulla. C’è quindi una certa ovvietà in fatti del genere che li fanno rientrare in storie reali e per nulla straordinarie.
Esempio d)
Quella notte sognai di trovare molti soldi per terra. Il giorno dopo feci un dodici. Non molto ricco, ma erano davvero soldi... trovati per terra.
Frequentissimi i casi del genere. Troppi per rappresentare un avvenimento insolito. Chi non sogna di vincere al lotto o al totocalcio, chi non ha una schedina in tasca a cui ha affidato tutte le sue speranze per migliorare la propria vita? Naturalmente la maggior parte di noi finisce col gettare via la schedina perdente. Ma ogni tanto capita a qualcuno di vincere davvero piccole somme. In questi casi ci si ricorda di aver sognato di vincere, e quindi si trasforma una speranza in una previsione avveratasi.
Esempio e)
Da quasi tre mesi mio figlio, un ragazzo di vent’anni nel pieno della giovinezza, soffriva di strani dolori che gli impedivano persino di dormire. Consultati, i medici non sapevano cosa dire in quanto non risultava dalle analisi alcuna malattia.
Un giorno, era quasi estate, decisi di girare il materasso, era uno che ha una faccia per l’inverno e una per l’estate. Nel farlo qualcosa cadde a terra. Era un oggetto davvero strano, una specie di pupazzo con alcuni spilli infissi all’altezza del petto e della schiena. Inorridii, subito pensai a una fattura. Lo dissi a mio figlio che mi prese in giro, ma io non mi lasciai smontare. Il primo impulso fu quello di bruciare il fantoccio, ma preferii prima andare da una conoscente che se ne intendeva. Lei subito mi disse che sarebbe stato pericolosissimo, per mio figlio, bruciare il fantoccio senza averlo prima esorcizzato e aggiunse che bisognava fare una controfattura. Così facemmo seguendo un particolare rituale e infine bruciammo il fantoccio.
Mio figlio non mi ha mai creduto.
Ma da quel momento i dolori sono misteriosamente passati.
Anche questo avvenimento fa parte di una casistica ricchissima. A voler cercare riempirei un libro soltanto scrivendo storie che si raccontano nel condominio. Le situazioni si ripetono con ossessiva frequenza. Il pupazzo con aghi o chiodi infissi ha molte varianti, ad esempio quella del “pupazzo” o “fantoccio” senza una vera parvenza umana, qualcosa di informe nascosta principalmente sotto il materasso o tra i vestiti del “fatturato”. In questo caso si pensi a quanti batuffoli di lana possono uscire dal cuscino e assumere forme “inquietanti”. Poi ci sono le fatture d’amore, con le arciclassiche pozioni da far bere all’amato, e le controfatture. Ci sono le “cose” informi fatte con creta particolare (raccolta nei cimiteri o in luoghi sconsacrati) con molte punte (in genere le “cose” con molte punte fungono da parafulmine delle disgrazie e quindi sono oggetti positivi).
Insomma, davvero un campo sterminato e anch’esso ricchissimo di ciance e menzogne. Meglio lasciarlo stare.
Esempio f)
I dottori mi avevano detto che non c’era più nulla da fare, il male che aveva colpito mio padre era incurabile. Avevamo tentato di tutto e ormai eravamo soltanto in attesa della sua morte, Poi un giorno vedemmo un documentario sulla Madonna di Lourdes e sui poteri miracolosi della sua acqua. Decidemmo così di portarlo in pellegrinaggio lì. Non accadde nulla di miracoloso, ma da quando siamo tornati mio padre sta meglio, non soffre più tanto e, secondo alcuni medici, la malattia è in regresso. Hanno detto ch’era impossibile, quasi un miracolo.
Noi non ci crediamo, ma a nostro padre i dottori avevano dato non più di sei mesi di vita... tre anni fa.
Qui siamo in pieno ambiente miracolistico. Il problema si riassume in una alternativa: credere o non credere. Ci sono esempi di guarigioni miracolose sulle quali sono state fatte indagini e controlli da parte di autorità civili e religiose senza che sia venuta alla luce alcuna truffa o alcuna spiegazione logica. La Chiesa oggi riconosce, se non erro, 66 casi di miracolo a Lourdes. Ci sono invece altri casi che potrebbero avere una spiegazione scientifica, specie per quelle malattie delle quali conosciamo pochissimo, o che nascono semplicemente (e subdolamente) dallo stress.
Gli scettici spesso chiedono come mai un malato sì e migliaia no, come mai a fronte di uno guarito, tantissimi restano con i loro mali e muoiono con i loro mali. E la spiegazione religiosa del fatto che i miracolati hanno una fede incondizionata e gli altri no regge pochissimo. Fatto sta che ho ascoltato storie di gente spacciata che si riprendeva, ma conosco anche storie di persone menomate nel fisico che sono rimaste tali anche di fronte a immagini sante.
Certo è che la fede è un oppio necessario e ritengo che i non credenti siano così astiosi nei confronti di chi crede semplicemente per invidia.
Esempio g)
Stavo dormendo, lo ricordo perfettamente, e stavo sognando.
Ero disteso su un prato grigio, disseminato di uomini neri. Riuscivo soltanto a guardare un cielo grigio cupo.
A un tratto una figura indefinibile, apparentemente umana, mi si avvicina e comincia ad abbassarsi, come a stendersi di faccia su di me. Capisco che si tratta dell’angelo della morte. Non ha ali ed è anch’egli tutto nero. Ho la netta impressione che vuole “entrare” in di me. Mi è quasi del tutto sopra... dentro... soltanto il capo non è penetrato, viso contro viso, nel mio. Quando si avvicina un altro suo simile che gli dice: “No, stai sbagliando, non è quello che devi prendere.”
L’essere si risolleva da me e si allontana.
Sento qualcuno che mi sta scrollando. È mia moglie che mi dice: “Corrado, sei freddo, e bianco. Per un attimo ti ho sentito rigido... come... come... morto. Ti senti bene?”
Sento il mio corpo gelato, e un senso di vuoto dentro.
“Non mi ha voluto…” borbotto a me stesso, “la morte ancora non mi ha voluto.” Poi pian piano mi riprendo.
La notevole originalità di un racconto del genere mi ha spinto a inserirlo negli esempi. Il narratore, per la precisione colui a cui è successo il fatto, è una persona anziana di assoluta credibilità.
Racconti del genere non sono frequenti, mentre lo sono, al contrario, storie di “resurrezioni”, di morti apparenti, ecc..
Spesso ho ascoltato racconti di incidenti mortali dopo i quali le persone coinvolte si trovavano in un tunnel luminoso (immagine frequentissima nei casi di morte apparente o di “ritorno alla vita”) da cui riemergono ritrovandosi in una sala d’ospedale o addirittura in obitorio. Spesso raccontano di figure angeliche che li stavano accompagnando, ma che poi li hanno lasciati andar via per farli tornare in vita.
Che ruolo gioca la propria psiche in eventi del genere non è compito mio spiegarlo. Certo i casi di morte clinica per alcuni minuti e successiva ripresa sono stati commentati nei media con, per testimoni, anche medici di rianimazione assolutamente attendibili e che non hanno saputo dar loro alcuna spiegazione scientifica.
Esempio h)
Quel quadro l’avevo visto centinaia di volte, era nella mia stanza da sempre. Rappresentava una dama dell’ottocento. Mi affascinava perché la donna era di una bellezza conturbante e aveva due occhi così... così reali da sembrare veri. Poi un giorno decidemmo di darlo via. Bisognava cambiar casa e la nuova abitazione, molto più piccola, non aveva spazio a sufficienza, specie per quella che pareva una “crosta” di ignoto.
Il giorno dopo mi accorsi che il quadro era umido. Chiesi a mia madre chi poteva averlo bagnato e lei, sollevando le spalle, disse che probabilmente era stata la donna delle pulizie. Pensai che la donna delle pulizie fosse una istituzione socialmente utile poiché qualsiasi guaio era “scaricabile” su di lei. Con pazienza presi uno straccio e delicatamente asciugai il quadro. Ma il pomeriggio era nuovamente bagnato. E la donna delle pulizie non era tornata. Un po’ incuriosito lo riasciugai e decisi di tenerlo sott’occhio. Ero anche perplesso. In casa c’erano soltanto i miei genitori, e non li immaginavo a far scherzi del genere.
La mattina seguente era di nuovo umido e così nel pomeriggio inoltrato. Sollevai lo sguardo al soffitto e non notai nulla che potesse far gocciolare acqua sul quadro, guardai anche dietro di esso. Nulla. Lo staccai dal muro e lo posai in terra, in un luogo diverso e sicuramente asciutto. Poi mi sedetti su una poltrona e guardai la televisione sino all’imbrunire. Tornai a fissare il quadro. Nonostante l’avessi asciugato per bene, era di nuovo umido. Ma questa volta, a causa della posizione, mi accorsi che la parte umida era in basso. E proprio al di sotto degli occhi. Ebbi un tuffo al cuore. Raccolsi le gocce che si erano fermate sulla cornice e sbirciai l’orologio. Mio cugino era un medico analista e aveva lo studio poco distante. Probabilmente era ancora in laboratorio. E difatti lo trovai indaffarato a completare alcune analisi. Gli chiesi se poteva controllare cosa fosse quello strano liquido. Lui lo fece e dopo, ridacchiando, mi disse che tanto strano non era. Perché erano lacrime.
Rimasi di ghiaccio. Non gli dissi nulla e tornai a casa.
Sollevai il quadro. La dama pareva fissarmi con i suoi occhi incredibilmente veri.
“Sta’ tranquilla,” dissi, “non ti darò via, resterai con me.”
Da allora il quadro non ha più pianto.
Rischiosissime le storie su quadri o statue che piangono, troppo ricorrenti per poter assicurare un minimo di autenticità.
Esempio i)
Mi avvicinai al cancello e mi girai per salutare il bambino, tre o quattro anni, quando questi all’improvviso cambiò tono di voce e cominciò a dirmi cose che non capii.
La sua voce era roca, piena, da adulto e la lingua a me del tutto sconosciuta. L’impressione netta era che fosse antica, ma può avermi tratto in inganno la pronuncia non chiara.
Sono stato personale osservatore di questo piccolo evento. Pare una banalità, ma, lo confesso, quella voce mi fece venire i brividi anche perché il bambino era troppo piccolo per farmi uno scherzo, era la prima volta che lo vedevo, quindi tra noi non c’era alcuna familiarità. Non avevo mai sentito nessuno parlare con una voce simile, tranne nei film in cui ci sono scene di possessione, ma ebbi la certezza che non poteva trattarsi di un caso del genere in quanto, a parte la voce, mancavano tutti gli altri elementi che caratterizzano il fenomeno della possessione.
In ogni caso non è infrequente che i bambini siano media inconsci, che fungano in qualche modo da tramite o da catalizzatori di eventi straordinari.
Esempio l)
Mio zio sin da piccolo aveva dato segni di strani poteri che avevano messo in subbuglio la mia famiglia. In lui parlavano sette entità diverse e lo facevano però quasi sempre con una voce femminile a lui del tutto estranea. Non era “falsetto”, ma una vera e propria voce femminile. A volte rimetteva sostanze gelatinose indefinibili oppure chiodi o altro, ed era in grado di far muovere oggetti a distanza.
Tutti i membri della famiglia tenevano gelosamente custodito il segreto. Mio zio si sposò ed ebbe anche tre figli, eppure i fenomeni, lungi dall’attenuarsi, proseguirono sino all’età adulta. Aveva chiare doti di preveggenza che utilizzava raramente e senza averne la minima coscienza. Entrava in “trance” all’improvviso, in qualunque posto si trovasse, e cominciava a parlare con la voce femminile dicendo prima il nome dello spirito che lo possedeva. Erano sempre spiriti di individui morti ammazzati, e la voce femminile era di una donna che era stata uccisa dal suo innamorato quando era stato da lei rifiutato. In un momento del genere un giorno predisse che sarebbe morto affogato una volta raggiunta la metà della vita.
Mio zio è morto affogando nel fiume della sua città all’età di 50 anni.
Anche questi racconti sono molto frequenti. La fonte di quello che ho narrato è attendibilissima, vi sono diversi testimoni e prove di quanto affermato, ma ho preferito escludere questo genere di racconti perché ritengo rappresentino una casistica a se stante, oggetto di ricerca e catalogazione di molti gruppi interessati a fenomeni paranormali.
A riprova dell’autenticità dei fatti c’è anche un aspetto per così dire poco pubblicitario. Difatti si cercava in tutti i modi di tenere nascosti gli eventi straordinari e soltanto dopo anni dalla morte dell’interessato si è detto qualcosa. Nessun utile di qualsivoglia natura è stato mai ricavato, anzi, si è sempre temuto che la divulgazione degli avvenimenti straordinari potesse creare un danno alla famiglia intera.
Insomma, decine e decine di storie del genere, che, per mesi, hanno assillato la mia coscienza troppe volte in bilico tra il “ci credo” e il “non ci credo”, troppe volte sul ciglio dell’altra sponda, quella di chi vuole crederci a ogni costo anche soltanto per sfuggire alla ferrea morsa del reale.
Riportando gli esempi ho adempiuto al dovere morale verso tutti quelli che mi hanno preso sul serio e raccontato la loro storia. A loro ho spiegato perché non sarei andato a fondo alla vicenda e perché ne avrei soltanto accennato.
Fatto questo, si può quindi entrare in quel mondo fantastico e irreale che spaventa e affascina al contempo, quel mondo in cui prendono corpo casi che, anche se in alcuni punti sfiorano gli esempi succitati, conservano nell’insieme un forte carattere di originalità e irrealtà.