L’uomo “ha” oppure “è” un corpo? L’uomo “usa” o “vive” il corpo?
Sono due domande essenziali per capire chi sia l’uomo e come debbano essere intese la sua corporeità e la sua sessualità. Le moderne scienze umane hanno ormai superato il concetto platonico del dualismo anima-corpo (l’uomo è soprattutto la sua anima e possiede un corpo) per concludere che l’uomo è e vive con il corpo (concetto per altro già ampiamente anticipato dalla tradizione ebraica e dalla fede cristiana). L’intelligenza, l’affettività e la volontà non ci sarebbero senza corpo, senza corpo non ci sarebbe la persona. Esso funziona come “interfaccia”, funge da mediatore tra la realtà interiore dell’uomo e la realtà esterna che lo circonda e viceversa.
L’esercizio della sessualità trova la sua comprensione all’interno di questa unità psico-somatica che dovrebbe essere sempre orientata alla verità, evitando ciò che può essere vuoto o peggio falso.
Il romanzo di Rosa Aimoni, L’Isola dei Talismani, ha il merito di affrontare un argomento che richiede grande fermezza e determinazione, e sul quale è necessaria una forte autocritica nei confronti di tanti occidentali che intraprendono viaggi in paesi economicamente svantaggiati con il solo fine di trascorrervi un periodo di turismo sessuale.
Il turismo sessuale ha origine in una assurda, inaccettabile e pregiudiziale concezione secondo la quale la donna — adulta, adolescente o bambina che sia — può essere utilizzata come oggetto di piacere e divertimento. Accade così che ci siano stranieri di diverse nazioni che comprano per alcuni giorni le ragazze, le utilizzano al solo scopo sessuale e, una volta soddisfatti, le restituiscono alla loro miseria. Ad essere coinvolte sono spesso anche minorenni, utilizzate e sfruttate nell’oltraggio di qualunque regola etica, con il sol fine del piacere personale.
Al turismo sessuale si può opporre solo una fondamentale e decisiva misura: il coraggio della legalità che difenda questi popoli dallo sfruttamento praticato dagli avventurieri del sesso. Alle donne, ai fanciulli va detto con forza che non è possibile svendere la propria gioventù in questo mercato che rappresenta l’anticamera del traffico finalizzato alla prostituzione. Ancor più inaccettabile, e da combattere, è l’assurda convinzione che lo straniero possa acquistare una donna per farne un personale uso.
Difendere la dignità di queste potenziali vittime è un dovere di tutti: chi non lo fa svende la sua stessa dignità sul mercato dello squallore umano. Contrastare il turismo sessuale vuol dire esaltare la dimensione femminile, traducibile nell’espressione di sentimenti d’amore, di tenerezza, di cura, nell’attitudine all’ascolto e all’entrare in relazione, la sua ricchezza umana, la sua forza interiore, il suo coraggio d’essere pronta al sacrificio per il bene della famiglia. E invece i turisti del sesso facile usano le donne-bambine, violano la loro dignità e libertà, commercializzano la loro bellezza e il loro candore, lasciando cicatrici di sofferenza che non si cancellano con una manciata di inutile denaro.
È a questo insulto e offesa della dignità che bisogna reagire con una mobilitazione delle coscienze e delle leggi. Ben vengano opere come questa di Rosa Aimoni a sconvolgere le nostre tranquille serate televisive.